Domenica mattina, al Farnese-Persol, con Mario Monicelli si chiude l’edizione 2009 di “Sguardi Persol sul cinema”. In programma uno dei più celebri film della commedia all’italiana che quest’anno compie cinquant’anni: “La Grande guerra”. A seguire, dibattito con Mario Monicelli e Alex Infascelli - di cui, martedì 28 , alle 18.30, il Farnese-Persol riproporrà “Il siero della vanità” nella sua normale programmazione –, conduce Steve Della Casa. All’appuntamento di domenica mattina sono stati invitati anche Giuseppe Rotunno, Furio Scarpelli, Mario Valdemarin.
Una rassegna a cura di Officina Filmclub
presso il cinema Farnese-Persol
Campo de’ Fiori, 56
in collaborazione con
Centro Sperimentale di Cinematografia - Cineteca Naz[ionale e Istituto Luce
DOMENICA 26 APRILE
ore 10.30, ingresso libero
LA GRANDE GUERRA
di Mario Monicelli, 1959, 129’
a seguire dibattito con
Mario Monicelli e Alex Infascelli
conduce: Steve Della Casa
“La Grande guerra” compie cinquant’anni. Uno dei film più celebri della commedia all’italiana sceneggiato da Age, Scarpelli, Luciano Vincenzoni e Mario Monicelli che ne fu anche il regista, ha mezzo secolo di vita. Più o meno come la bambola Barbie e la rivoluzione cubana.
Si trattò di una pellicola che per molti versi sorprese pure gli stessi autori (fu Leone d’oro alla XX Mostra del cinema di Venezia ex aequo col “Generale della Rovere” di Rossellini e candidato all’Oscar pochi mesi dopo), che fu apprezzata ma anche criticata ancor prima che uscisse nelle sale. Perché si trattava di una commedia che “prendeva in giro” il nostro ’15-’18, vale a dire un evento fino ad allora considerato sacro ed intoccabile, tanto più che proprio ai tempi del fascismo quando la Grande guerra era stata vista come un presupposto per l’instaurazione di un nuovo corso ideale, militare e politico. Adesso però gli artefici del progetto affidavano le parti di protagonisti a due tipi strampalati (Oreste e Giovanni interpretati da Alberto Sordi e Vittorio Gassman), che rappresentavano il non plus ultra dell’italianità anarchica e furbarola, quella appunto che l’italica commedia amava prendere di petto con ispirata cattiveria.
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